Commentario abbreviato:Genesi 39:97 Versetti 7-12 La bellezza degli uomini e delle donne causa spesso problemi sia a se stessi che agli altri. Essa ci proibisce di inorgoglirci e richiede costante premura contro la tentazione che assale. Abbiamo un grande bisogno di fare un patto con i nostri occhi, affinché essi non infettino il cuore. Quando la lussuria prende il potere, la decenza, la reputazione e la coscienza vengono tutte sacrificate. La moglie di Potifar dimostrò che il suo cuore era rivolto completamente a fare del male. Satana, quando capì di non potere sopraffare Giuseppe con le difficoltà e le preoccupazioni del mondo, poiché egli ancora resisteva ad essi, l'assalì con quei piaceri che l'avrebbero potuto maggiormente rovinare. Ma Giuseppe, per grazia di Dio, fu capace di resistete e di superare questa tentazione e la sua fuga fu un grande esempio della potenza Divina come fu la stessa durante la liberazione dei tre giovinetti dalla fornace di fuoco. Questo peccato era uno di quelli che potevano soggiogare Giuseppe facilmente perché la tentatrice era la sua padrona, una il cui favore lo avrebbe potuto aiutare in appresso e offenderla e trasformarla in sua nemica fu un rischio e un pericolo non trascurabile. L'ora e il luogo, inoltre, favorivano la tentazione e a tutto questo bisogna aggiungere la frequenza costante e l'insistenza degli assalti. La grazia onnipotente di Dio permise a Giuseppe di superare anche questo assalto del nemico. Gli spronava rendere sia a Dio che al suo padrone ciò che a loro apparteneva. L'onore, la giustizia e la gratitudine ci obbligano a non fare alcun torto a quelli che pongono la loro fiducia in noi e ad evitare quanto perfino segretamente possiamo fare loro di male. Egli non avrebbe mai offeso il suo Dio. Tre cose ci fanno riflettere del comportamento di Giuseppe in questa situazione: 1. Egli considerò chi era tentato: una persona che aveva un patto con Dio, che si dichiarava religiosa e che era in comunione con lui. 2. Il tipo di peccato con cui egli fu tentato: gli altri potrebbero considerarlo una faccenda da nulla ma Giuseppe non la pensò così. Chiamiamo sempre il peccato con il suo vero nome e non ridimensioniamolo mai. Consideriamo sempre questo tipo di peccato estremamente malvagio e grandemente peccaminoso. 3. Contro chi egli fu tentato a peccare e cioè contro Dio: il peccato è contro Dio, contro la sua natura e il suo dominio, contro il suo amore e i suoi piani. Chi ama Dio deve per questo odiare ogni tipo di peccato. La grazia di Dio permise a Giuseppe di superare la tentazione fuggendo l'occasione. Egli non si mise a ragionare con la tentazione ma fuggì da essa per salvare l'anima. Se non vogliamo fare ingiustizie, fuggiamo come fa un uccello dall'insidia e come il capriolo dal cacciatore. Riferimenti incrociati:Genesi 39:9Ge 24:2; Ne 6:11; Lu 12:48; 1Co 4:2; Tit 2:10 Dimensione testo: |